Domenico Scarlatti/Enrico Pieranunzi Ensemble.
Roma, Teatro Argentina – 1 febbraio 2018

pieranunziLe date salienti di Domenico Scarlatti sono due: la prima, il 1738, anno in cui vengono pubblicate – a Londra – 30 delle sue 555 sonate, pubblicazione che sancisce il trionfo della sua arte in tutta Europa; la seconda, il 2007, anno in cui Enrico Pieranunzi decide di immergersi completamente nell’opera del musicista napoletano: “Enrico Pieranunzi suona Domenico Scarlatti, suggestioni ed improvvisazioni” è il disco che dà il titolo anche il concerto di stasera al Teatro Argentina di Roma.

Nel ‘900 altri grandi musicisti si sono rivolti al passato per trarne nuova linfa: Strawinsky si richiama agli spartiti di Pergolesi arrangiandone le musiche per il suo Pulcinella/Petrouchka, attinge alla polifonia di Gabrieli per il suo “Octet” e non disdegna approdi jazz; Luciano Berio usa frammenti di musiche di Schubert e ne trae “Rendering”, la “decima” sinfonia del grande tedesco, dove l’assoluta precisione nella sutura tra i frammenti genera, pur nella diversità temporale dei linguaggi, un corpus unitario.

Pieranunzi sa fondere pienamente la propria straordinaria capacità d’improvvisazione – da cavallo di razza del jazz quale è – con la musica di Scarlatti: al punto che questa, pur nella sua riconoscibilità e nel rigore stilistico, suggerisce una “improvvisazione”, e l’improvvisazione di Pieranunzi, con la sua peculiarissima identità jazz/non-jazz, suggerisce un’invenzione scarlattiana.
Uno scambievole “suggerire” da cui nasce la reciprocità tra musicista ed ascoltatore; questi, a sua volta, si sente “suggerire” (nell’accezione anglosassone di suggestion) tutto quanto appartiene allo scambio tra i due musicisti sul palco.

Schumann scrive che affinchè il bello sorga nella sua più piena dignità e magnificenza servono:” 1° grande, profonda intenzione, idealità d’opera d’arte; 2° entusiasmo della rappresentazione; 3° virtuosità d’esecuzione, insieme armonico come da un’anima sola; 4°intimo desiderio e bisogno di chi dà e di chi riceve, la più felice disposizione d’animo del momento (da ambedue le parti, dell’ascoltatore e dell’artista); 5° la più felice costellazione delle condizioni del tempo, come pure del più particolare momento delle circostanze secondarie, spaziali ed altre; 6° direzione e partecipazione dell’impressione, dei sentimenti, delle vedute – riflesso della gioia artistica nell’occhio altrui. Una tale coincidenza non è un getto di sei dadi con 6 volte 6 ?” (R.Schumann – La musica romantica)

E’ appunto questo sorgere a rendere entusiasmante il concerto: per raggiungere lo scopo Pieranunzi inverte l’ottica dell’approccio alle sonate di Scarlatti. Come egli stesso chiarisce in una delle sue piacevolissime chiacchierate con il pubblico, non dalle proprie sonorità (jazz, o non-jazz, o altro: con lui le etichette sono arbitrarie) si è mosso per arrivare a Scarlatti – come nel lavoro del 2007 – ma di quel grande ha piuttosto scandagliato il lavoro fin nei più remoti angoli melodici, ritmici, contrappuntistici e – perché no – romantici, entro i quali trovare la collocazione più adeguata alla propria musicalità. Il risultato è la meravigliosa tavolozza di impressioni e suggestioni che dipingono la tela della sua passione per Domenico Scarlatti. Improvvisando, egli cerca di “dar vita a forme narrative compiute. Tutti gli accorgimenti propri della composizione scritta servono allo scopo: aumentazioni, diminuzioni, inversioni, repentini cambi di tonalità, di ritmo, di colore.” (Programma di sala – intervista a P.)

Il rapporto con un autore come Scarlatti in costante, quasi maniacale, ricerca di colori con cui lavorare la tela – con l’assoluto e spericolato utilizzo delle dissonanze, dei ribattuti, delle regole della tonalità e profondamente legato alle armonie mediterranee – fa sì che Pieranunzi crei a sua volta – come lui stesso scrive, a proposito di Scarlatti – “una musica umorale, cangiante, piena di movimento: le sue linee sono inscritte nel flusso della vita, come quando si improvvisa jazz”.
Oggigiorno… è bello uscire dal teatro col sorriso sulle labbra…

05/02/2018                    francesco di giuseppe